Heavy traffic
DALLE ORE 19:00
Via Bergognone 40, 20144 Milan
Carmen Villain
DALLE ORE 19:00
Via Bergognone 40, 20144 Milan
Kenneth Goldsmith
SCREENINGS: 19 NOVEMBRE –
12 DICEMBRE (più informazioni a breve)
Via Bergognone 40, 20144 Milan
Lucinda Chua
DALLE ORE 19:00
Via Bergognone 40, 20144 Milan
Space Afrika
DALLE ORE 19:00
Via Bergognone 40, 20144 Milan
CONTINUUM
ARTISTIC INVESTIGATIONS INTO THE NONLINEAR FABRIC OF TIME
Armani/Silos presenta CONTINUUM, un progetto ideato per gli spazi espositivi di via Bergognone da NERO, organizzazione e casa editrice internazionale fondata nel 2004 dedicata all’arte e alla cultura contemporanea: un programma culturale “fuori formato”, aperto al pubblico, che intreccia media differenti — suono, parola, immagine — per un’indagine sulla soglia tra continuità e sperimentazione, in cui il _savoir-faire_ si presenta come forza creativa che attraversa tempo, generi, stili e canoni.
Una serie di performance musicali, letture, talk e screening in cinque episodi, un dialogo tra pratiche che riecheggiano la persistenza e la trasformazione del “gesto creativo” in risonanza con il “segno sartoriale”, attraverso e al di fuori del tempo e dei rispettivi linguaggi.
CONTINUUM avrà uno svolgimento mensile, contemporaneo alla mostra “Armani Privé 2005 – 2025 Vent’anni di Alta Moda”, a partire da ottobre 2025.
La prima edizione di CONTINUUM si apre con il duo Space Afrika e l’anteprima italiana di “Yobs“: una performance immersiva che fonde suono e immagine, esplorando la solitudine urbana, la potenza del silenzio e le ondulazioni meditative dell’invisibile.
Espandendosi oltre lo show musicale, Space Afrika propongono un’installazione audiovisiva pensata come una non-performance, che offre uno spazio parallelo per la contemplazione e la sparizione.
Il secondo capitolo riguarda la parola, attraverso una lettura scenica di Heavy Traffic, la rivista letteraria fondata da Patrick McGraw e Richard Turley con l’intento di pubblicare short fiction, descritta come “una versione nella vita reale dello scroll infinito”.
La performance di Heavy Traffic porta da “New York una prosa pulsante, libera da schemi, ma incredibilmente ricercata e stilizzata”, in cui “ogni frase vive di vita propria, un microcosmo di significato e sensazione.”
Nel terzo episodio si torna al suono, questa volta con il savoir-faire della polistrumentista norvegese-messicana Carmen Villain nel suo nuovo progetto live presentato al Berlin Atonal e riproposto ai Silos in anteprima italiana: “un suono tessuto di registrazioni ambientali, fiati, campioni e sintetizzatori drappeggiato in sonorità fourth world, dub e ambient”.
Segue una collaborazione inedita tra Nero e UBU, il più ampio archivio online sulla poesia sonora, visiva e concreta, fondato da Kenneth Goldsmith nel 1996.
Lo stesso Goldsmith inaugura la serie di proiezioni gratuite, pensate come playlist d’archivio le cui line-up sono composte dalla creative director Katherine Korbjuhn, il producer e musicista Bill Kouligas e i curatori Francesco Urbano Ragazzi.
Il violoncello di Lucinda Chua chiude la stagione con un paesaggio sonoro disegnato con “la voce, lo strumento e una serie di unità di effetti.”
L’artista londinese esplora la propria “identità sfaccettata, nutrita dal patrimonio culturale sino-malese e da una formazione musicale basata sul metodo Suzuki” in un solo-show sviluppato sul mood-board di “I Left The Earth”, con cui la compositrice firma la colonna sonora di “Black Mirror – Eulogy“.
CONTINUUM
ARTISTIC INVESTIGATIONS INTO THE NONLINEAR FABRIC OF TIME
CONTINUUM is a project conceived by NERO, international organization and publishing house founded in 2004 and focused on contemporary arts and culture, for the spaces of ARMANI / Silos: a public-facing, off-format cultural program that interweaves different media — sound, word, image — in an inquiry into the threshold between continuity and experimentation, where savoir-faire emerges as a creative force crossing time, genres, styles, and canons.
A series of musical performances, readings, talks, and screenings unfold over five episodes — a dialogue between practices that echo the persistence and transformation of the creative expression in resonance with the sartorial trace, both through and beyond time and language.
CONTINUUM will unfold monthly, in parallel with the exhibition “Armani Privé 2005–2025: Twenty Years of Haute Couture”, starting in October 2025.
Opening the first edition of Continuum is the duo of producers and composers Space Afrika, with the premiere of “Yobs“, an immersive audiovisual installation exploring urban solitude, silent power, and the meditative undulations of the unseen.
Echoing beyond their live performance, Space Afrika propose an interlacing A/V counterpart intended as a “non-performance” that offers parallel space for contemplation and disappearance.
The second chapter focuses on the spoken word, through a live reading by Heavy Traffic, the literary review founded by Patrick McGraw and Richard Turley for the publication of short stories described as “an IRL version of the infinite scroll.”
The performance brings from New York “a pulsing prose, unbound by form, yet incredibly deliberate and stylized,” where “every sentence lives a life of its own — a microcosm of meaning and sensation.”
The third episode returns to sound, this time through the savoir-faire of Carmen Villain, the Norwegian-Mexican multi-instrumentalist, performing a live set “made up of tapestries of field-recordings, woodwinds, samples and synths, culminating in her own distinctive, cosmic sound combining elements of fourth world, dub and ambient.”
This will be followed by an unprecedented collaboration between Nero and UBU, the largest online archive dedicated to sound, visual and concrete poetry, founded by Kenneth Goldsmith in 1996 and still freely accessible today.
Goldsmith himself will inaugurate a curated series of archival playlists, lined up by Katherine Korbjuhn, Bill Kouligas, and Francesco Urbano Ragazzi — a month-long screening program hosted in the Silos’ purpose-built projection capsule.
Lucinda Chua’s cello closes the season with a soundscape tailored through “voice, instrument, and a series of effects units.”The London-based artist explores her “multi-faceted identity, shaped by a Sino-Malaysian heritage and a musical education rooted in the Suzuki method,” in a solo show developed from the mood board of I Left The Earth — the track with which the composer signs the soundtrack of Black Mirror – Eulogy.
This event is sold out.
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Heavy traffic
Heavy Traffic è una rivista letteraria indipendente fondata da Patrick McGraw a New York, con la direzione artistica e grafica di Richard Turley. Sin dal suo esordio, il magazine si distingue per l’approccio viscerale e radicale alla narrativa contemporanea, proponendo short fiction e testi sperimentali che riflettono le tensioni, il ritmo e la frammentazione dell’immaginario urbano e digitale. Ogni numero si configura come un oggetto ibrido: metà rivista, metà artefatto visivo, dove la parola scritta convive con un’estetica grafica tagliente, pop, e volutamente eccessiva.
La scrittura pubblicata da Heavy Traffic è descritta dagli stessi autori come “una versione nella vita reale dello scroll infinito”: una serie di micro-narrazioni affilate, rapide, a volte violente o sgraziate, ma sempre cariche di una tensione espressiva palpabile. Le storie, spesso frammentarie, sono animate da personaggi borderline, ambientazioni ipercontemporanee, situazioni surreali o spietatamente reali. L’uso di slang, la torsione linguistica, l’assenza di filtri morali o accademici conferiscono alla rivista una voce inconfondibile e di rottura rispetto al panorama letterario tradizionale.
I testi sono accompagnati da impaginazioni selvagge, scelte tipografiche che sfidano la leggibilità e una costruzione visiva volutamente disturbante, in cui si intravedono influenze del punk, della cultura rave, del tabloid anni Novanta e del web 1.0. Ma questa estetica è tutt’altro che decorativa: riflette il disordine narrativo dell’epoca contemporanea, ne amplifica le dissonanze, e invita il lettore a un’esperienza immersiva, alienante e a tratti allucinatoria.
Ogni performance pubblica di Heavy Traffic trasforma il reading in atto performativo, dove le voci degli autori si sovrappongono, si spezzano, si moltiplicano in un flusso continuo, evocando una prosa che si comporta più come rumore che come racconto. Con sede a New York, ma con uno sguardo profondamente transnazionale, la rivista accoglie scrittori emergenti e outsider provenienti da molteplici discipline, generazioni e contesti, costruendo una comunità editoriale aperta, selvaggia e in continua mutazione.Heavy Traffic non è solo un contenitore di testi, ma un progetto culturale che scardina le regole della letteratura, sfida la forma-libro, e ridefinisce l’idea stessa di rivista nel XXI secolo.
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Carmen Villain
Carmen Villain, pseudonimo di Carmen Maria Hillestad, è una compositrice e produttrice musicale norvegese-messicana che opera tra Oslo e Londra. Dopo una carriera come modella internazionale, si afferma come una delle voci più singolari della scena ambient contemporanea, sviluppando una poetica sonora che intreccia paesaggi naturali, atmosfere intime e tensioni esistenziali. I suoi lavori sono caratterizzati da un uso sapiente di strumenti acustici, registrazioni sul campo, sintetizzatori analogici, fiati e percussioni digitali.
Il suo percorso musicale inizia con sonorità dream-pop e shoegaze, per poi evolvere in direzione di un’ambient contaminata da elementi fourth world, dub e drone. Album come “Both Lines Will Be Blue” e “Only Love From Now On” sono esempi di una sensibilità autoriale capace di tradurre stati mentali in ambientazioni sonore eleganti e profonde. In “Only Love From Now On”, Carmen costruisce un universo ipnotico e circolare, dove i suoni si muovono come fossero memorie liquide, sospese tra il personale e il collettivo.
Le sue collaborazioni includono artisti come Jana Winderen, Biosphere, Jenny Hval, e lavora con etichette come Smalltown Supersound e Longform Editions. I suoi live set si presentano come rituali sonori, dove il pubblico è immerso in un tempo dilatato, meditativo, e profondamente connesso con la materia invisibile del suono. Carmen Villain compone con e per lo spazio, creando esperienze che somigliano a contemplazioni, sogni, atti di ascolto profondo.
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Kenneth Goldsmith
Kenneth Goldsmith è poeta, curatore, teorico e figura centrale della sperimentazione letteraria contemporanea. Nato a New York e formatosi come scultore alla Rhode Island School of Design, ha rivoluzionato il concetto di scrittura poetica fondando l’idea di “non-creative writing”, secondo cui il gesto della trascrizione e del copia-incolla diventa atto poetico, critico e filosofico. Opere come “Day”, “Soliloquy” e “Fidget” rielaborano testi già esistenti, dalle cronache giornalistiche alla trascrizione di una giornata intera di parole pronunciate, per mostrare l’invisibile dietro l’ovvio.
Oltre alla scrittura, Goldsmith è anche performer e docente alla University of Pennsylvania. Ha tenuto corsi e interventi in tutto il mondo, promuovendo un’idea di poesia come atto di pensiero che attraversa linguaggi, media e piattaforme. È stato poet laureate del MoMA nel 2013 e ha collaborato con artisti come Alva Noto, Laurie Anderson e Vito Acconci. Il suo lavoro sfida ogni concezione romantica dell’autore, proponendo una poetica della selezione, dell’archiviazione e della visione laterale del linguaggio.
UbuWeb
UbuWeb è il più vasto e influente archivio digitale dedicato all’arte sperimentale del XX e XXI secolo. Fondato nel 1996 da Kenneth Goldsmith come un gesto di resistenza culturale contro la chiusura degli archivi istituzionali e l’elitarismo accademico, UbuWeb nasce come piattaforma indipendente, gratuita e non commerciale per rendere accessibili opere fondamentali della poesia concreta, della poesia sonora, del cinema d’avanguardia, dell’arte concettuale e delle sperimentazioni intermediali.
Nel tempo, UbuWeb si è ampliato fino a diventare una vera e propria biblioteca online delle avanguardie, una “shadow library” informale e radicale, alimentata da scansioni, digitalizzazioni, bootleg, archivi personali, collezioni private e materiali non più reperibili altrove. Tutti i contenuti sono ospitati senza scopo di lucro, senza pubblicità e senza algoritmi, in aperta opposizione alle logiche di mercato, di copyright e di piattaforma che dominano l’economia digitale. L’estetica volutamente grezza del sito – struttura html essenziale, interfaccia nuda, logica ipertestuale artigianale – è parte integrante della sua filosofia.
UbuWeb ospita opere e documenti di centinaia di artisti e movimenti, da John Cage a Henri Chopin, da Carolee Schneemann a Vito Acconci, da Marcel Duchamp a Laurie Anderson, da Guy Debord a Kathy Acker. Vi si trovano film sperimentali, registrazioni audio introvabili, saggi teorici, scansioni di libri d’artista, performance video, partiture visive, collage sonori, riviste d’epoca e raccolte di poesia multilingue. Molto più che un semplice archivio, UbuWeb è una costellazione di saperi marginali, una piattaforma critica che mette in discussione le modalità stesse di accesso e trasmissione del sapere.
In oltre due decenni di attività, UbuWeb è diventato uno strumento imprescindibile per artisti, curatori, ricercatori, studenti e appassionati di arte radicale. È usato in centinaia di corsi universitari in tutto il mondo, citato in saggi e mostre internazionali, e resta tuttora un baluardo di autonomia culturale nell’era del controllo digitale.
UbuWeb è curato e aggiornato da Kenneth Goldsmith con l’aiuto di una rete informale di collaboratori. Più che un database, è un archivio vivo: in costante trasformazione, in dialogo con i linguaggi contemporanei, con la storia dell’avanguardia e con l’idea stessa di utopia editoriale.
Katherine Korbjuhn
Katherine Korbjuhn è una creative director e strategist di origini tedesco-svizzere, attiva tra New York e Parigi. Con un background in semiotica visiva, editoria e direzione artistica, ha collaborato con brand di moda, artisti e riviste internazionali per dare forma a progetti che fondono estetica e contenuto in esperienze culturali multiformi. La sua visione si muove tra linguaggio editoriale e branding contemporaneo, con particolare attenzione ai territori in cui moda e pensiero critico si incontrano.
Dopo aver lavorato con Schiaparelli, Chloé e System Magazine, è oggi Chief Brand Officer di Haus Labs by Lady Gaga, dove guida la narrazione visiva e strategica di un marchio che si propone di reinventare il concetto di bellezza inclusiva. I suoi progetti si distinguono per un forte senso della direzione estetica, capace di articolare identità visive complesse con precisione e coerenza.
Korbjuhn concepisce il lavoro creativo come uno spazio di riflessione sociale, in cui la forma visiva non è semplice rappresentazione, ma costruzione di discorsi. Collabora con artisti, scrittori, registi e musicisti, contribuendo a immaginari visivi e concettuali che attraversano generi e discipline. Il suo lavoro è allo stesso tempo riflessivo e pop, colto e accessibile, strategico e profondamente narrativo.
Bill Kouligas
Bill Kouligas è musicista, designer e curatore, fondatore dell’etichetta discografica PAN, una delle piattaforme più influenti nella sperimentazione sonora e visiva degli ultimi quindici anni. Nato ad Atene e cresciuto a Londra, vive e lavora tra Berlino e New York. La sua traiettoria attraversa con coerenza e radicalità mondi differenti: dalla scena elettronica d’avanguardia all’arte contemporanea, dalla grafica editoriale alla curatela interdisciplinare. PAN, fondata nel 2008, è diventata un punto di riferimento internazionale per l’estetica sonora che sfugge ai generi, promuovendo artisti come Yves Tumor, Amnesia Scanner, Eartheater, Heith, Anne Imhof, Arca, Pan Daijing e tanti altri.
Kouligas concepisce PAN non solo come label musicale, ma come ecosistema visivo e teorico. Ogni release è accompagnata da una ricerca grafica e testuale che si estende in mostre, installazioni, live performance e pubblicazioni. Il suo approccio fonde rigore curatoriale e pulsione sperimentale, trasformando il suono in medium teorico. I suoi progetti si presentano spesso in musei, istituzioni e festival come ICA London, Berghain, ZKM Karlsruhe, MoMA PS1, Unsound e CTM, dove lavora sulla soglia tra esibizione e ambiente immersivo.
Come artista sonoro, Bill Kouligas ha pubblicato sotto diversi alias e ha collaborato con figure chiave della scena sperimentale, esplorando forme ibride di noise, drone, elettronica astratta, sound poetry e ritualità industriale. La sua visione è sempre orientata alla decostruzione del linguaggio musicale come segno, superficie e vibrazione. In parallelo, sviluppa progetti editoriali, cataloghi d’artista e contenuti per il mondo dell’arte, portando PAN anche al di fuori dei circuiti musicali tradizionali. Il suo lavoro rappresenta una sintesi rara tra estetica radicale e profondità curatoriale.
Francesco Urbano Ragazzi
Francesco Urbano Ragazzi è un duo curatoriale fondato da Francesco Urbano e Francesco Ragazzi, attivo a livello internazionale dal 2008. Il loro approccio si distingue per una visione transdisciplinare, in cui arte contemporanea, scrittura, architettura, moda, nuovi media e performance si fondono in pratiche espositive complesse e site-specific. Con base tra Parigi e Venezia, hanno curato progetti in istituzioni come la Biennale di Venezia, la Tate Modern, ISCP New York, MMCA Seoul, Centre d’Art Genève, Kunsthalle Winterthur e Zuecca Projects.
Il duo è noto per il progetto “The Internet Saga”, una piattaforma curatoriale fondata nel 2015 in occasione della Biennale di Venezia, che ha esplorato la dimensione temporale e narrativa dell’arte nell’era digitale. Tra i loro lavori più significativi figurano le mostre e i programmi pubblici dedicati a Jonas Mekas, Kenneth Goldsmith, Pauline Curnier Jardin, Haroon Mirza, Tsai Ming-liang e la curatela dell’archivio di Chiara Fumai, una delle figure più radicali della performance art italiana contemporanea.
Francesco Urbano Ragazzi concepiscono la curatela come forma di scrittura, dove ogni mostra è un testo aperto, una drammaturgia di immagini, spazi e corpi. Le loro esposizioni non si limitano a presentare opere, ma creano situazioni in cui il pubblico viene invitato a ripensare il tempo, il linguaggio e la visione. La loro pratica si nutre di filosofia, estetica critica, studi di genere e teoria dei media, e si confronta con i dispositivi del potere culturale e dell’archivio come forma politica.
Il loro lavoro è profondamente collaborativo e orientato alla creazione di comunità temporanee, spazi liminali e zone di contatto tra arte e vita. In questo senso, ogni progetto diventa anche un processo di ricerca, un’indagine sulle possibilità della narrazione artistica nel presente.
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Lucinda Chua
Lucinda Chua è una compositrice, cantautrice, strumentista e produttrice di origine sino-malese, nata a Londra. La sua formazione musicale avviene attraverso il metodo Suzuki, che privilegia l’apprendimento per imitazione e ascolto, generando una sensibilità profonda per il suono come gesto emotivo e comunicazione non verbale. Chua si distingue per un approccio musicale che fonde archi, voce, elettronica minimale e sound design introspettivo, costruendo paesaggi sonori rarefatti e intensamente intimi.
Dopo aver collaborato come violoncellista con artisti come FKA twigs, inizia un percorso solista che la porta a pubblicare gli EP “Antidotes 1” e “Antidotes 2”, nei quali sviluppa una poetica fragile e potente al tempo stesso, fatta di silenzi, respiri e melodie sussurrate. Nel 2023 pubblica il suo album di debutto “YIAN” per l’etichetta 4AD: un lavoro profondamente personale e spirituale, in cui il concetto di identità diasporica diventa materia musicale e immaginifica. Il titolo dell’album, che in cinese significa “rondine”, è metafora del ritorno, del volo, del movimento circolare dell’appartenenza.
“YIAN” è costruito come una suite narrativa che attraversa lutto, ricongiungimento e metamorfosi. Brani come “Echo”, “Golden” e “Grief Piece” mescolano strumenti classici, strutture ambientali e una scrittura vocale che evoca l’incanto del minimalismo più emotivo. Le sue performance sono spesso concepite come esperienze multisensoriali: momenti di sospensione che uniscono immagine, luce e suono per aprire uno spazio di ascolto profondo e meditativo.
Lucinda Chua è un’artista che riflette sulle forme dell’intimità, sull’eredità culturale e sul rapporto tra trauma e bellezza. La sua musica è un invito alla vulnerabilità, un viaggio introspettivo che prende forma nel dettaglio, nel suono impercettibile, nel gesto minimo. Il suo lavoro rappresenta una delle voci più sensibili e originali della nuova musica ambient-pop contemporanea.
Questo evento è al completo.
Se desideri partecipare la prossima volta, ti invitiamo a registrarti ai prossimi eventi.

Space Afrika
Space Afrika è un duo musicale formato da Joshua Tarelle Reid e Joshua Inyang, originari di Manchester. La loro ricerca sonora nasce dall’esperienza urbana postindustriale, dall’eredità della diaspora africana in Inghilterra e da una sensibilità estetica che unisce il linguaggio del dub, dell’ambient e del field recording. Fin dal loro esordio, il loro approccio si distingue per una rarefazione estrema e al tempo stesso profondamente politica: le tracce sono spesso costruite come collage emotivi, in cui voci, rumori urbani, silenzi e campioni analogici danno forma a paesaggi mentali sospesi tra documentazione e introspezione.
Nel 2020 pubblicano “hybtwibt?”, un mixtape crudo e meditativo in cui proteste, monologhi, sirene e rumori urbani diventano materia sonora per una riflessione radicale sul trauma, la razza e la resilienza. Nel 2021 arriva “Honest Labour”, considerato il loro capolavoro: un lavoro stratificato e malinconico, dove gli influssi della musica elettronica britannica si fondono con testi parlati, spoken word e campioni che evocano intimità, memoria e perdita.
I loro live e installazioni, spesso concepiti come “non-performance”, rifiutano l’idea di spettacolo per creare esperienze immersive e contemplative. Collaborano con artisti come Rainy Miller, Mica Levi, Richie Culver, e presentano lavori in contesti ibridi, tra musica, arte visiva e sound design. Il loro lavoro si muove ai margini della forma canzone, trasformando lo spazio acustico in riflessione sociale e ambientale.